Piacenza, organizzavano risse sui social. Identificati oltre sessanta giovani, sei condotti in caserma dai Carabinieri.
PIACENZA – Appuntamento sui social network e risse nel centro cittadino di Piacenza, il tutto organizzato da oltre sessanta adolescenti che partecipavano a questa sorta di Fight Club.
Piacenza, organizzavano risse sui social network
Sei dei ragazzi identificati dai Carabinieri sono stati condotti in caserma dai Carabinieri. I ragazzi erano picchiatori abituali e per tre settimane consecutive hanno partecipato alle risse organizzate il sabato pomeriggio per le vie di Piacenza.
Il meccanismo delle risse social
Le risse venivano organizzate sui social network con la speranza che un buon numero di spettatori si radunasse per fare il tifo e godersi l’insolito (e insano) spettacolo. I protagonisti della vicenda, fanno sapere gli inquirenti, sono tutti giovani e giovanissimi che organizzavano e prendevano parte a queste risse che vedevano impegnate almeno venti persone, dieci per parte, che, accordatosi sul luogo e sull’orario dello scontro, condividevano le informazioni sui social network creando dei veri e propri appuntamenti social alla quale prendevano parte decine di ragazzi.
Di seguito uno dei video intercettati sui social network:
Risse tra ragazzi a Piacenza, spuntano nuovi video
Nuovo video delle risse in centro storico a Piacenza tra ragazzi: www.liberta.it
Pubblicato da Libertà su Martedì 23 ottobre 2018
Il procuratore di Piacenza: non inseguite i falsi miti della violenza
Sulla questione, ormai dilagante e preoccupante, è intervenuto anche il questore di Piacenza Pietro Ostuni, il quale ha voluto lanciare un monito ai giovani della città. ““Non inseguite i falsi miti della violenza, state attenti perché rischiate grosso con la legge. […]. La polizia postale sta scandagliando il web per risalire ai video, alle foto e ai profili che li hanno postati sui vari social. Tutto ciò che si fa in rete lascia traccia. Mi rivolgo anche a genitori e insegnanti: prestate attenzione ai nostri ragazzi, a cosa fanno e a cosa dicono, perché è fondamentale”.